Dopo l’epoca d’oro del cinema italiano ci sono stati gioielli spesso trascurati o non apprezzati abbastanza. Ecco quali sono, secondo noi, i 20 migliori film italiani degli ultimi 25 anni.
Ci siamo più volte occupati di capire quali siano i migliori film del cinema italiano, e ogni volta, dai 10 film italiani preferiti dagli Americani agli 11 film italiani scelti da Martin Scorsese, ci siamo resi conti di come non vengano mai nominati piccoli capolavori recenti che meriterebbero decisamente più attenzione. Non c’è dubbio che l’era di Rossellini, Antonioni, Fellini e altri ancora, sia stata una vera e propria epoca d’oro, ma il cinema recente non è da buttare, è piuttosto da riscoprire. Ecco quindi quali sono, secondo noi, 20 bellissimi film italiani degli ultimi 25 anni da riscoprire e apprezzare a pieno.
20. La leggenda del pianista sull’oceano (1998)
Capolavoro di Giuseppe Tornatore, troppo spesso dimenticato. La trama è molto semplice, ed è tratta dal libro di Alessandro Baricco intitolato Novecento: un trovatello scoperto nel 1900 su un transatlantico (e chiamato Novecento), diventa un musicista prodigio e per tutta la sua vita non metterà mai piede sulla terraferma. Quando, nel dopoguerra, la nave verrà destinata alla demolizione, Novecento si rifiuta di scendere, poiché la nave è tutto il suo mondo e non ha conosciuto altro durante la sua vita. Un impianto scenico sorprendente e una regia innovativa per Tornatore, che si è quasi “divertito” a esplorare lo spazio della nave con la macchina da presa.
Purtroppo il film fu vittima di una sfortunata coincidenza: il successo, da record, di Titanic. Due film ambientati su un transatlantico usciti al cinema quasi contemporaneamente erano decisamente troppi, e il pubblico optò ovviamente per il fenomeno pop del momento.
19. Io non ho paura (2003)
Un altro grande nome, quello del regista Gabriele Salvatores, che porta al cinema un romanzo, quello di Niccolò Ammaniti, Io non ho paura. Girato fra le bellissime e dorate campagne della Puglia, il film di Salvatores riesce ad avere un ottimo equilibrio fra i momenti di gioco e spensieratezza, il thriller e l’azione che porta al finale. Io non ho paura ha ottenuto il giusto riconoscimento di pubblico e critica in Italia, ma è un film quasi del tutto sconosciuto al di fuori del nostro Paese, e questo è un peccato, viste le sue potenzialità. Probabilmente, se fosse stato prodotto negli ultimi due anni, avrebbe avuto più spazio anche all’estero.
18. Vincere (2009)
In questo film, Marco Bellocchio dà il meglio di sé. Vincere racconta la storia dell’amante segreta di Mussolini, Ida Dalser e del loro figlio, Albino. L’avanzata politica dell’uomo che ama, costringerà Ida a mettersi da parte contro la propria volontà, e verrà costretta a trascorrere il resto della propria vita all’interno di un ospedale psichiatrico, dove morirà insieme al figlio. Un dramma che intreccia il potere e la psiche, gestito magistralmente da una regia quasi poetica. Purtroppo il film è stato praticamente e immeritatamente snobbato dal pubblico, che lo ha probabilmente liquidato come l’ennesimo film in stile “MIBACT” a causa di una pubblicità poco adeguata, e poco considerato nei Festival, nonostante il plauso quasi unanime ricevuto dalla critica.
17. Il ladro di bambini (1992)
In questo caso, fortunatamente, non parliamo di un film trascurato, avendo vinto una mole di premi, ma solo di un film che vale la pena recuperare. Si tratta de Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Antonio, un carabiniere, ha il compito di accompagnare due bambini, fratello e sorella, in un orfanotrofio siciliano, poiché la madre è stata arrestata dopo aver costretto la figlia di undici anni a prostituirsi. Il film racconta la relazione fra Antonio e i due bambini, che si ammorbidisce col tempo dopo un primo impatto molto difficile. Il carabiniere sarà poi costretto a difendersi dalle accuse di averli rapiti. Il ladro di bambini è un film che richiama un certo linguaggio classico del cinema italiano ed è caratterizzato, grazie in parte al fatto che abbia dei bambini tra i protagonisti, da una certa piacevole e coinvolgente spontaneità.
16. L’ora di religione – Il sorriso di mia madre (2002)
Ancora Marco Bellocchio, ancora un capolavoro, caratterizzato da un formalismo perfetto e uno stile rigoroso, capaci di penetrare l’animo umano del protagonista e di farlo scorrere sullo schermo. Una delle migliori interpretazioni di Sergio Castellitto, nel ruolo di del pittore Ernesto Picciafuoco, un agnostico dalla personalità tormentata che viene a sapere da un prete che la propria madre verrà beatificata. Un bel problema, per una santa, quello di avere un figlio miscredente.
15. Caro Diario (1993)
Caro Diario è un film in tre episodi in cui Nanni Moretti dirige se stesso in un viaggio in Vespa nella desolata Roma agostana. Dopo essersi fermato al cinema a vedere un deludente film intellettuale, Moretti fa il terzo grado a un critico che quel film lo aveva osannato usando un linguaggio incomprensibile. Il viaggio romano, che si trascina per tutta la parte del film, si conclude nel luogo in cui è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. La seconda parte è invece ambientata sulle Isole Eolie, in cui Moretti si reca con un amico anti-televisivo che cederà alla tentazione di guardare la tv costretto dalla noia. L’ultima parte racconta il periodo di malattia vissuto da Moretti qualche anno prima. Dopo aver cambiato diversi medici e aver subito diagnosi sbagliate, alla fine del film il protagonista scoprirà che la malattia che lo tormenta non è altro che un tumore benigno i cui sintomi sono riportati su una qualsiasi enciclopedia medica. Caro Diario è un riassunto perfetto della filosofia morettiana e del suo linguaggio cinematografico.
14. Mediterraneo (1991)
Nel 1991 Salvatores gira un film che continua a dividere il pubblico italiano ancora oggi, nonostante abbia vinto un Oscar come Miglior Film Straniero. Ma, come vedremo anche più in là nella classifica, anche altri vincitori italiani agli Oscar non hanno mai convinto in Patria, siamo forse troppo critici verso i nostri prodotti cinematografici? O abbiamo perso la capacità di valutare obiettivamente? Due domande che rimarranno senza risposta. Mediterraneo racconta di un gruppo di soldati italiani che, dopo aver fallito la missione di tenere lontano il nemico, rimane abbandonato su un’isola greca apparentemente deserta. Quando gli abitanti dell’isola si rendono conto che i soldati sono disarmati e innocui, ritornano nel villaggio abbandonato e li accolgono.
13. Le chiavi di casa (2004)
Dopo aver perso la moglie durante il parto, Gianni si rifiuta per anni di vedere il proprio figlio, nato con un handicap, finché non sarà costretto ad accompagnarlo in Germania per una visita specialistica. Il soggiorno tedesco aiuterà i due ad avvicinarsi e a comprendersi l’un l’altro.
Lungi dall’essere il solito film smaccatamente buonista sull’argomento, Gianni Amelio mette in piedi un’opera di forte sensibilità e il racconto dello sviluppo del rapporto tra un padre e un figlio che si incontrano per la prima volta è assolutamente perfetto, realistico e magistrale, oltre che delicato, merito anche della sceneggiatura di Rulli e Petraglia.
12. Le fate ignoranti (2001)
Le fate ignoranti è senza dubbio uno dei migliori film di Ferzan Ozpetek insieme a Mine vaganti (2010), ed infatti è stato molto complicato dover scegliere tra i due film, ma abbiamo optato per il primo perché più autentico, spontaneo e, in un certo senso, aggressivo del secondo. Il regista esplora, come suo solito, gli squilibri dei rapporti sociali, contaminati e spezzati dalle bugie e dalle piccole tragedie. Il film racconta del dolore di Antonia, una donna rimasta sola dopo la morte del marito Massimo in un incidente stradale. Dopo aver scoperto che il defunto marito aveva un amante da più di sette anni, Antonia cerca di risalire alla sua identità, scoprendo, con sua grande sorpresa, che si trattava di un uomo. Le sicurezze della protagonista saranno destinate a sgretolarsi davanti all’inaspettata realtà, e questo cambierà molto le sue prospettive di vita. Merita una nota la straordinaria prova d’attrice di Margherita Buy, in grado di rappresentare dettagliatamente la trasformazione di Antonia.
11. Anime nere (2014)
Il film di Francesco Munzi ha incantato il Festival di Venezia e incuriosito l’estero, molto meno il pubblico italiano. Film cupo e torvo, disegna una guerra tra clan di ‘ndrangheta che diventa soprattutto una guerra in seno a una famiglia, tra chi è arroccato su vecchie e criminose modalità di onore e predominio e chi vorrebbe affrancarsi da quelle dinamiche mafiose soffocanti. I criminali sono rappresentati in maniera squallida, anti-eroica, molto lontana dalla tipica figura del “mafioso” a cui siamo stati abituati dalla cinematografia americana ma anche italiana. Anime nere procede lento e inesorabile, trascinando lo spettatore fino allo sconvolgente finale.
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