Intervista a Diandra Elettra Moscogiuri

Artista che ama cimentarsi in diversi campi, in grado di riservare sempre nuove sorprese. Conosciamo meglio e intervistiamo Diandra Elettra Moscogiuri.

 

Da alcuni mesi abbiamo l’onore di collaborare con l’autrice Diandra Elettra Moscogiuri, ed è giunto il momento di farla conoscere meglio ai nostri lettori. Nel 2014, durante gli studi di Arti e Scienze dello Spettacolo presso L’Università Sapienza di Roma, Diandra pubblica il romanzo Tequila Suicide, edito da SensoInverso. È così che ha inizio la sua carriera al di fuori degli studi universitari, a cavallo tra la letteratura, la danza e le occasioni, fioccate nell’ultimo anno, di inserirsi nel panorama cinematografico indipendente italiano, e non solo come autrice. Lasciamo che sia lei stessa a raccontarci di più.

Foto di Emanuele Franco
Foto di Emanuele Franco
  • Letteratura, danza e ora anche cinema, di quale tra queste arti non riusciresti proprio a fare a meno?
    Questa è una domanda difficile. Le mie serate sono vuote se non le dedico alla danza, se sono costretta ad interrompere per motivi lavorativi mi sento vuota, come se la mia esistenza non fosse completa. Spero che la mia dedizione per questa disciplina non si affievolisca mai, e se quel giorno arriverà, sarà quello che segnerà l’inizio della mia vecchiaia. Ho iniziato a studiare danza moderna e balletto dodici anni fa, e recentemente mi sto dedicando a una nuova avventura nel Burlesque, spero davvero di potervi dedicare più tempo possibile. Ma allo stesso tempo non riuscirei mai ad allontanarmi dai libri e dai film. Leggo moltissimo, e scrivo senza sosta: ho un diario segreto che aggiorno da quando ero piccola e dopo il mio primo romanzo non ho mai smesso di ideare qualcosa di nuovo. Senza la scrittura, che riempie ogni piccolo spazio vuoto della mia vita, che dedico alla riflessione e alla creazione, non sarei Diandra. La danza e i libri sono le due passioni con cui sono cresciuta, mentre il cinema è entrato a far parte della mia vita verso la fine del liceo. Ho iniziato a nutrirmi di pane e cinema più o meno verso i diciotto anni, era il mio modo di evadere dal mondo. All’università ho deciso di studiare Arti dello Spettacolo a Roma, e lavoravo come segretaria di edizione. Non pensavo che sarei riuscita a diventare un’attrice, ma quando è successo, ho capito che era quello il ruolo che volevo avere in questo settore. Inconsciamente lo è sempre stato, solo che mi sentivo una goccia nell’oceano. Quindi la mia risposta è che non posso fare a meno di nessuna delle tre, come se fosse una meravigliosa condanna. 
  • Ti piacerebbe riuscire a riunire queste tre passioni in un unico progetto?
    Questo mi faciliterebbe molto le cose! Soprattutto unire cinema e letteratura. Alla fine un film è una danza di immagini, e un libro una danza di parole, quindi le cose sembrano più semplici di quanto sembri. Ho sempre pensato a Tequila Suicide come a una sceneggiatura, più che a un libro. Mi sono ispirata ad attori di Hollywood come Ewan McGregor e Dane DeHaan per descrivere fisicamente i miei personaggi e la cosa non è finita lì. Un anno fa il regista Carlo Montanari mi ha proposto di progettare insieme un lungometraggio tratto dal mio romanzo, e ho accettato con entusiasmo. Sapere che il mio libro ha colpito così tanto una persona mi riempie di orgoglio. Purtroppo, come tutto il resto, si tratta di un progetto che va che molto a rilento, non potendomici dedicare completamente, per ora. Finora ho approvato il soggetto che mi è stato proposto. Quest’anno scriveremo insieme una sceneggiatura, sarà la mia prima esperienza e sono tanto spaventata quanto emozionata.
  • Tequila Suicide continua ad avere successo, hai in progetto di scrivere altri libri?
    Per il momento no, o meglio, non romanzi. Amo occuparmi di cose sempre diverse e strane, e ripetere l’esperienza editoriale non mi sarebbe utile, almeno per quanto riguarda la narrativa. Lavoro attivamente tra presentazioni e fiere del libro in tutta Italia e mi ritengono molto appagata dai risultati, così vorrei provare qualcosa di nuovo. Ho un grande interesse per il mondo del disegno, e ho studiato in una scuola iper-realista a Roma. Mi piacerebbe vedere com’è il mondo dell’editoria dal punto di vista del fumetto, e confrontarmi con una nuova realtà. Esiste una storia che ho scritto prima di Tequila Suicide, che vorrei trasformare in una graphic novel. Ho la casa piena di fumetti e romanzi illustrati, spero di riuscire a trovare abbastanza materiale per affinare il mio stile e iniziare a tradurre le parole in immagini, questa volta statiche. Nel frattempo, ho avuto un’interessante proposta di scrivere una raccolta di racconti insieme a una mia amica, a tema GLTB, come Tequila Suicide. Questa proposta mi intriga molto, e vorrei affontare il tema della transessualità e del gender, anche per non discostarmi troppo dalla mia prima opera, che è un  MxM.
  • Concentriamoci sul cinema: The Choice di Annamaria Lorusso è stata la tua prima esperienza professionale come attrice, è stato difficile muoversi sul set in mezzo ad altri navigati professionisti?
    Dell’esperienza sul set di The Choice ricordo tante cose: la gioia, la curiosità, ma soprattutto una forte angoscia, anche se non lo davo a vedere. Quando sono stata presa nel cast ho avuto un colpo al cuore, e quella sensazione non mi ha abbandonata fino al giorno delle riprese. La notte precedente non ho dormito per paura di arrivare tardi la mattina, mi sentivo molto inageduata, soprattutto per via degli altri membri del cast. Roberto D’Antona è l’attore indie più premiato d’Italia, Michael Segal e Annamaria Lorusso sono due pilastri del settore che vantano vari premi e una lunghissima carriera alle spalle. Ma paradossalmente la paura di sbagliare mi ha aiutato a concentrarmi e a dare il meglio di me. Nel corto interpreto la schiava dell’imperatore, ero rassicurata dalla maschera che mi copriva il volto, ma lavorare sulla spersonalizzazione di un personaggio è impegnativo quanto doverne costruire il carattere. Dopo il mio primo set ho stretto amicizie profonde e accettato con entusiasmo nuove collaborazioni, e ancora oggi penso che sia stata un’esprienza che ha segnato l’inizio di una nuova vita. Sono molto orgogliosa e mi sento fortunata ad aver esordito con un prodotto che ha vinto così tanti premi in tutto il mondo.
diandra elettra moscogiuri
Foto di Bianca Santarelli
  • Dopo l’esperienza di The Choice è arrivato un ruolo più impegnativo: quali nuove sfide hai dovuto affrontare per recitare in Haunted 
    Diventare Liza ha richiesto una lunga preparazione: la voce, il portamento, le espressioni. Ho affrontato vari livelli di trasformazione: prima di tutto si trattava di un film in inglese, quindi alterare la mia voce mi aiutato a diventare un’altra. Ho assunto un tono squillante e quasi stridulo, che ha contribuito molto alla caratterizzazione di Liza. I mesi vissuti in Australia da piccola mi sono stati utili, quindi non ci sono stati problemi di lingua. È un personaggio comico ed esuberante, quindi dovevo avere molto autocontrollo, fare attenzione ai ritmi. Recitare in coppia con Roberto D’Antona ha dato vita a un frizzante duello di botta e risposta, in cui i tempi e i toni erano tutto. La produzione, sapendo che ho esperienze nel campo della moda, mi ha affidato la scelta dei miei costumi di scena, e questo mi ha dato modo di divertirmi molto. Ho affrontato il set con entusiasmo, nonostante fosse una grande sfida, e grazie all’aiuto della troupe, ho vissuto quei giorni con grande serenità. Sperimentare nuove cose è fondamentale nel mondo dello spettacolo, non bisogna mai fermarsi alle proprie competenze di base. Bisogna sempre andare oltre i limiti, perché la maggior parte delle volte si fanno scoperte entusiasmanti.
  • Credi che il nuovo anno possa portare nuove interessanti novità per la tua carriera?
    Ho molta fiducia nel 2016. Per il momento non sarò disponibile a girare nulla per via dello studio, sto per prendere una seconda laurea in moda a Milano e mi dedicherò solo all’università per un paio di mesi. Sono in arrivo varie proposte di presentazioni a Modena, Milano e Cesena per quanto riguarda il mio libro, e in futuro potrei collaborare ancora con i fratelli D’Antona. Poserò per vari fotografi sia in Puglia (mia terra d’origine) che a Milano, e sono elettrizzata al solo pensiero. Sento che sarà un anno davvero speciale che eguaglierà quello precedente, e l’unica cosa che mi auguro è di essere all’altezza dei miei sogni.
  • Ci pare di capire che tu sia una ragazza molto determinata e dalle idee chiare, quali consigli ti senti di dare a chi sogna di entrare nel mondo dello spettacolo?
    La strada è lunga e tortuosa, e il solo consiglio che posso dare è di essere testardi. Incontrerete tante persone che vi rideranno in faccia, vi sminuiranno e vi tratteranno come dei poveri illusi, come se invece di illustrare i vostri progetti aveste detto che volete andare ad abitare su Marte. Prendete tutte queste critiche e trasformate la rabbia che vi provocano in carburante, per arrivare il più lontano possibile. Non abbiate paura di sbagliare o di fallire, e non fatevi distrarre da niente e nessuno.
Diandra sul set di "Haunted" con il resto del cast.
Diandra sul set di “Haunted” con il resto del cast.

(La foto in testa all’articolo è di Emanuele Franco)

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