Un finale clamoroso non ha sempre bisogno del colpo di scena. Cinque esempi di finali ad effetto spesso sottovalutati.
Di finali ad effetto ne è piena la storia del cinema. Per ottenere un finale che lasci lo spettatore di stucco, non sono necessari clamorosi colpi di scena o stravolgimenti della trama, a volte basta solo saper giocare con le emozioni dello spettatore e coglierlo di sorpresa, portandolo verso i titoli di coda in un modo che non si aspettava, magari con un po’ di amaro in bocca. È il caso di questi cinque film che abbiamo scelto di proporvi, e potete esser certi che gli spoiler non ne rovineranno affatto la visione.
1. Birdy, di Alan Parker
Una storia cruda quanto eterea, il contrasto continuo tra la mente di un ragazzo sognante e le atrocità della guerra rende questo film una vera perla per la sua capacità di unire due elementi così distanti.
Il finale, invece, non ha nulla a che fare con tutto ciò che abbiamo visto per tutta la pellicola: niente groppo in gola, al contrario, quando arrivano i titoli di coda ci troviamo un bel sorriso sulle labbra. Perché?
Per tutto il film Al cercherà di riportare alla realtà Birdy, in stato catatonico dopo l’esperienza in Vietnam. Durante un tentativo di fuga dall’ospedale, Birdy si butta dal palazzo. Tutti pensiamo che si sia suicidato, ma in quando Al si affaccia, chiamandolo disperato, vede che in realtà il ragazzo si era lanciato per raggiungere una costruzione più bassa, e non per togliersi la vita.
Il film si conclude con la totale indifferenza di Birdy, che sentendosi chiamare, non capisce come mai l’amico sia così preoccupato e risponde solo: “Che c’è?”
2. The Housemaid, di Im Sang-soo
Una storia di tradimenti, segreti e delusioni, che smaschera la superficialità e l’egoismo di una ricca famiglia sudcoreana, ormai avvezza a nascondersi dietro una debole patina di gentilezza e buone maniere. Dopo aver scoperto la relazione tra la domestica e il marito, Hae Ra e la madre fanno di tutto per costringerla ad abortire, finché la ragazza, disperata, si toglie la vita davanti a tutti, impiccandosi e dandosi fuoco.
Il finale è al limite del grottesco, la totale indifferenza all’accaduto della famiglia, che festeggia il compleanno della bambina tra musica e champagne, è più disturbante del suicidio della ragazza. Le inquadrature sono distorte e quasi spettrali, per poi concentrarsi sulla primogenita, Nami, che si allontana dalla festa per guardarsi intorno, con l’aria persa e spaventata.
3. Like father like son, di Hirokazu Kore-eda
Uno dei film più commoventi del panorama cinematografico degli ultimi anni. Due famiglie molto diverse tra loro scoprono che i loro primogeniti sono stati scambiati alla nascita. La ricerca di una soluzione è più che disperata: nessuno vuole rinunciare al bambino che ha cresciuto per sei anni ma allo stesso tempo cresce il desiderio di avere vicino anche quello biologico. Le diverse possibilità economiche delle due famiglie non faranno che inasprire i rapporti. Dopo un tentativo di scambio che ha portato solo sofferenze, il film ci propone un finale aperto: vediamo le famiglie incontrarsi in un clima di naturalezza e confidenza, lasciando intendere che a questo problema non c’è una soluzione, se non quella di crescere i bambini tutti insieme, per quanto possibile.
4. Youth – La giovinezza, di Paolo Sorrentino
L’ultimo capolavoro di Sorrentino non è solo un film, ma è anche un dipinto, un’opera d’arte perfetta che si apre e si chiude senza lasciare nulla da parte. I due protagonisti, Fred, direttore d’orchestra, e Mick, regista in pensione, vivono gli ultimi anni della loro vita in modo molto diverso: il primo non vuole più mettersi in gioco, mentre il secondo si sta impegnando per scrivere un nuovo film. Ma le cose non sono così facili. Mentre è in piscina con Fred ad ammirare Miss Universo che fa il bagno, Mick viene interrotto da una cattiva notizia: l’attrice che aveva scelto non vuole più fare il film. Questo lo porta a dover rinunciare alla produzione e, disperato, l’uomo si toglie la vita. Colpisce molto la frase detta durante la scena della piscina: “Aspetta, mi sto godendo l’ultimo attimo della mia giovinezza.” Come se fosse proprio la passione per il cinema, a tenerlo in vita. L’amico, allora, decide di dirigere l’orchestra per l’ultima volta. Il film si conclude con l’esibizione in teatro di Fred, e un’ultima inquadratura che invece vede Mick che fa finta di riprendere la scena con la mano.
Alla fine, Fred ha girato l’ultimo film del suo migliore amico.
5. Venere in pelliccia, di Roman Polanski
Sicuramente uno dei migliori adattamenti cinematografici di un libro. Venus in fur non rimette in scena la storia di Severin e Wanda, ma la fa raccontare a due attori che provano le scene, finché non sappiamo più dove sia il limite tra la finzione e la realtà. Un duello intellettuale come pochi, che si conclude con un colpo di scena. Thomas, dopo aver mostrato a Wanda le sue perversioni più nascoste, e illuso di poterle soddisfare con lei, si ritrova legato a un pezzo della scenografia che ricorda un fallo, truccato come una donna e con i tacchi ai piedi. Dal buio della sala, emerge Wanda, completamente nuda, che improvvisa una danza, strusciandosi contro una pelliccia. La donna fa delle smorfie che ricordano tantissimo le maschere del teatro greco, rimandando alla divinità Venere, scesa sulla terra per tormentare l’uomo. Il film si conclude con una frase dell’omonimo romanzo: “E il signore onnipotente lo colpì, e lo mise nelle mani di una donna”.
Che in realtà l’attrice fosse proprio Venere, scesa sulla terra per tormentare Thomas?
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