Secondo Martin Scorsese, ogni giovane regista dovrebbe conoscere a menadito 11 film italiani: ecco di quali si tratta.
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7. Umberto D. (Vittorio De Sica, 1952)
Umberto D. fu una novità per il cinema di De Sica, i cui film si erano sempre concentrati soprattutto sul punto di vista dei bambini. Umberto Domenico Ferrari è invece un signore anziano un po’ goffo, accompagnato dal proprio cane mentre cerca di sbarcare il lunario nei modi più diversi. Ma Umberto D. è innovativo anche perché il regista non cerca di accaparrarsi con la forza le simpatie del pubblico, come Rogert Ebert ha scritto: “Umberto D. evita ogni tentazione di trasformare il suo eroe in uno di quegli amabili vecchietti di Hollywood interpretati da Matthau e Lemmon. Umberto è un uomo che chiede di essere lasciato in pace per i fatti propri, non gli importa di essere amato o meno, ed è proprio per questo che lo amiamo“.
6. I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958)
Nel film di Monicelli ritroviamo tutti insieme molti dei più famosi e rispettati attori italiani dell’epoca: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Claudia Cardinale e molti altri ancora. I soliti ignoti racconta di un gruppo di goffi criminali che tenta di pianificare il colpo del secolo, ma nessuno di essi è in possesso delle capacità per compiere una simile impresa. Ciò fa in modo che il pubblico entri in empatia con gli improvvisati ladruncoli e speri che il colpo vada a buon fine.
Chi non ha mai visto I soliti ignoti realizzerà, guardandolo per la prima volta, di quante volte sia stato citato nella nella cinematografia successiva di tutto il mondo. Sono decine e decine i film che prendono ispirazione da esso, ed è stato girato anche un remake americano nel 1984, diretto da Louis Malle e intitolato Crackers (imparagonabile all’originale).
5. Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960)
Alain Delon interpreta Rocco, un ragazzo che abbandona la miseria del Sud Italia per trasferirsi a Milano insieme ai suoi quattro fratelli e alla madre vedova. Ognuno dei fratelli rappresenta una diversa forma di mascolinità: Vincenzo è un romantico, Simone un bruto, Luca un ingenuo, Ciro un integralista della morale, e Rocco sembra racchiudere tutte queste qualità in una sola persona. L’unità della famiglia viene messa a rischio dall’amore che Simone e Rocco nutrono per la stessa donna, Nadia, una prostituta interpretata da un’altra famosa attrice francese, Annie Girardot.
Il film subì un pesante taglio a causa della censura italiana, che obbligò Visconti a eliminare la scena di uno stupro e quella di un omicidio, troppo esplicite per l’epoca. Il film venne trasmesso per la prima volta senza censure nel 1966. L’influenza di Rocco e i suoi fratelli nella cinematografia successiva non è di poco conto, basti pensare che Francis Ford Coppola rimase incantato dalla colonna sonora di Nino Rota, al punto da chiamarlo per scrivere le musiche Il padrino. Scorsese confessò di essersi ispirato alla scena di boxe presente nel film per girare il suo capolavoro Toro scatenato.
4. L’avventura (Michelangelo Antonioni, 1960)
Spesso ci si riferisce a L’avventura come un film in cui non accade nulla. La trama non porta a nessuna risoluzione, e il ritmo è glaciale, lento. Venne fischiato alla presentazione di Cannes, nonostante abbia poi vinto il premio della giuria. Si tratta di un film che divide (lo stesso accade con molti dei lavori di Antonioni): liquidato come noioso e alientante da alcuni, viene invece considerato da altri come un capolavoro senza tempo sulla mancanza di una direzione da prendere, e considerata una metafora sula vittoria della modernità in un Italia che subiva profonde e traumatiche trasformazioni. Nonostante la mancanza di un apprezzamento unanime, L’avventura è obiettivamente un film fondamentale nella storia del cinema e imperdibile nella filmografia italiana.
Scorsese rimase impressionato dalle inquadrature di Antonioni: i personaggi non sono mai al centro della scena, spingendo lo spettatore a porre l’attenzione sui vasti orizzonti e sugli ampi spazi vuoti attorno ad essi, trasmettendo così un senso di isolamento, estraniazione e perdita.
9. Il sorpasso (Dino Risi, 1962)
Un film particolarmente alienante, che inizia in una Roma svuotata a causa delle vacanze estive, e che per questo appare quasi finta, per poi proseguire con i due protagonisti (dai caratteri molto diversi, nel tipico stile della commedia) in viaggio per la penisola su un automobile. Spesso considerato come una metafora sul miracolo economico italiano, Il sorpasso non è però un film satirico. I protagonisti vengono trattati con tenerezza fino all’improvvisa e tragica chiusa del film, che mette in guardia gli italiani dall’individualismo crescente e dal consumismo esasperato da un pericoloso ed eccessivo edonismo.
2. Prima della rivoluzione (Bernardo Bertolucci, 1964)
Come molti film di Bertolucci, Prima della rivoluzione usa una trama semplice per esplorare i cambiamenti nella coscienza politica dei protagonisti e i conseguenti dilemmi dovuti a essi. Liberamente ispirato al romanzo di Stendhal La certosa di Parma, il film racconta di Roberto e della sua lotta tra l’inclinazione per gli ideali rivoluzionari del Marxismo, e l’amore per sua zia che lo spinge a confrontarsi con un conformismo borghese.
Bertolucci aveva appena ventitré anni quando girò Prima della rivoluzione, e Scorsese ne aveva ventuno quando lo vide per la prima volta al New York Film Festival nel 1964. Nonostante venga considerato come un film cupo, Scorsese lo ha sempre visto come una pellicola gioiosa su un uomo “intento a cercare la propria voce“.
1. Blow Up (Michelangelo Antonioni, 1966)
Blow Up è l’unico film italiano della lista a essere stato girato in lingua inglese (se non si tengono in considerazione alcuni episodi di Paisà). Nonostante sia ambientato a Londra, il film è una summa della filosofia cinematografica di Antonioni. Il protagonista Thomas, un fotografo di moda superficiale e nichilista, si rende conto di aver fotografato per puro caso la scena di un omicidio. Nonostante possa sembrarlo, il film non è affatto un thriller, Blow Up non si occupa infatti di risolvere o meno il caso di presunto omicidio. Antonioni gira un film dai tratti filosofici sulla natura delle immagini e sulla realtà che esse raffigurano, la quale non è sempre una fedele rappresentazione della verità.
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