“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”
Questa frase è scritta in tre lingue diverse su un monumento nel campo di concentramento di Dachau in Germania.
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto, il giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa hanno liberato il campo di concentramento di Auschwitz, il giorno in cui bisogna conoscere e ricordare.
Spiegare cosa successe in quegli anni è qualcosa di impossibile, soprattutto se si tenta di spiegarlo ai più piccoli.
Per questo a volte è più facile far parlare un film, far scorrere delle immagini che in qualche modo possano rimanere impresse nella memoria.
« Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una favola c’è dolore, e come in una favola è piena di meraviglia e di felicità »
Così si apre il film La Vita è Bella di Roberto Benigni, film vincitore di tre premi Oscar e campione d’incassi.
E’ la storia di Guido Orefice, un ebreo dall’animo positivo e spiritoso, che viene deportato in un campo di concentramento con la moglie ed il figlioletto.
Per non lasciare che gli orrori di quel luogo prendano il sopravvento sul bambino, Guido gli farà credere che tutto quello che vedono sia parte di un gioco fantastico ma allo stesso tempo durissimo in cui verranno sottoposti a difficili prove per poter vincere il premio finale: un carro armato.
Dopo diverse avventure e disavventure che riusciranno a strappare lacrime e sorrisi al pubblico, il campo di concentramento verrà liberato degli americani ed il bambino, vedendone arrivare un vero carro armato, inizierà a pensare che suo padre avesse ragione e che lui abbia finalmente vinto.
Sulla stessa scia della sdrammatizzazione gioca anche un altro film, Train de vie – Un treno per vivere.
Film del 1998, era stato proposto di interpretare il ruolo del protagonista allo stesso Benigni, che, nonostante fosse di suo gradimento, dovette rinunciare perché impegnato con La vita è bella.
Il protagonista della storia è Shlomo, lo scemo di un villaggio ebreo dell’Europa dell’est.
Shlomo aveva sentito girare la voce che i villaggi vicini erano stati attaccati dai nazisti e che questi ne avessero deportato gli abitanti nei campi di concentramento.
Per evitare lo stesso destino, gli abitanti del villaggio di Shlomo decidono di creare un finto treno di deportazione dividendosi i ruoli: c’erano gli ebrei travestiti da nazisti, i deportati ed il macchinista. Ruolo importante fu quello dell’insegnate di tedesco che aiutò i finti nazisti a migliorare la loro pronuncia per risultare più credibili.
Il treno comincia il suo percorso verso l’URSS per poi aggiungere in Palestina senza non pochi problemi.
Un gruppo di comunisti, avendolo scambiato per un vero treno di deportazione, tenta più volte di sabotarlo.
Inoltre all’interno del gruppo del villaggio cominciarono a crearsi attriti tra i deportati, i finti nazisti e il nascente gruppo comunista. Un microcosmo che rappresenta il macrocosmo della guerra.
La storia sembra concludersi positivamente con l’arrivo del treno in Russia, invece si scopre che tutto il racconto sia stato una fantasia di Shlomo e che gli abitanti del villaggio siano già stati deportati nei campi di concentramento.
Un film divertente che lascia con l’amaro in bocca.
Dal genio di Steven Spielberg nasce La Lista di Schindler, film del 1993 tratto dall’omonimo romanzo ispirato ad una storia vera.
Il film è in bianco e nero come per consacrarsi alla memoria come un documentario.
Il protagonista è Schindler, un industriale che apre una fabbrica di pentole nella Polonia nazista.
I suoi dipendenti erano ebrei che cercava di salvare dai campi di concentramento. Ci riuscì finché i nazisti non ricevettero l’ordine di prendere tutti gli ebrei della città.
A quel punto Schindler trasforma la sua fabbrica di pentole in una fabbrica di munizioni belliche in modo da giustificare la sopravvivenza della sua manodopera ebrea.
L’industriale si troverà a stilare una lista dei propri dipendenti che egli comprerà per salvarli dal loro triste destino.
Tra i vari sotterfugi di Schindler c’è anche quello di costruire munizioni difettose in modo da intralciare la guerra dei nazisti.
Il film si chiude con i veri ebrei sulla lista di Schindler che, come da tradizione ebraica, posano una pietra sulla sua tomba.